33 articolazioni , 26 ossa,107 legamenti e oltre 20 muscoli, questo giusto per introdurre una delle parti più complesse della struttura del corpo umano: il piede.
Con questa premessa risulta chiaro che replicare in maniera artificale questo componente è una vera impresa. Il piede protesico si basa sostanzialmente sulla volontà di riproduzione del "ciclo del passo" che è l'unità base della dinamica del cammino. Nello specifico può essere definito dall'intervallo di tempo tra i due appoggi consecutivi del piede suddivisi in due periodi, appoggio(stance) in cui il piede è a contatto col terreno e oscillazione(swing) in cui il piede è sospeso.
Questo giusto per introdurre l'argomento, in maniera molto semplificata.
Tecnicamente i parametri principali di ogni dispositivo, soprattutto per quanto riguarda la lamina che costituisce il piede , sono:
-Resistenza alla fatica, che determina i cambiamenti di forma e proprietà del materiale su cicli di carico lunghi.
-Rigidità\Duttilità che valuta la resistenza alle deformazioni provocate al materiale sottosforzo fino al limite della rottura.
Il piede sostanzialmente deve garantire sicurezza e stabilità in fase statica e armonia e risposta energetica in fase dinamica.
Tenendo presente che è stato appurato che il dispendio energetico di un amputato è superiore a quello di un normodotato (tra il 15% e il 65%) la risposta energetica del piede svolge un ruolo fondamentale per una persona che indossa una protesi per parecchio tempo.
In base al livello di attività che vanno da K0 a K4, e identificano chi non può muoversi indipendentemente fino a chi può fare sport ci sono tutta una gamma di piedi disponibili per le più svariate attività (controllate sempre questo parametro prima dell’acquisto).
Questo è probabilmente il settore in cui la protesica si è sbizzarrita di più (piedi cosmetici, dinamici, a restituzione di energia, ad altezza ridotta, sportivi, articolati..)
Semplificando,i piedi protesici possono essere divisi in due grandi categorie: rigidi e articolati.
I piedi a restituzione di energia invece sono più adatti a chi fa un utilizzo intensivi della protesi. Il piede accumula energia nella fase di carico e la restituisce in fase di spinta migliorando così la reattività complessiva dell'azione, il punto estremo di questa categoria sono le famose "balestre" in carbonio usate dagli atleti per correre.
In ogni caso, a titolo informativo, è stato dimostrato che questo genere di piede restituisce circa il 90% dell'energia accumulata, mentre un piede SACH (modello rigido di base) solo il 30%, peccato però che il piede umano ne restituisca il 240%. In ogni caso in questo settore si fanno “passi” da gigante e col tempo sicuramente le performance dei dispositivi continueranno a migliorare.
Salendo di livello tecnologico troviamo le più moderne caviglie mobili, sia idrauliche che elettroniche. Queste permettono al piede di inclinarsi per seguire in maniera molto più naturale le inclinazioni del terreno, o semplicemente appoggiarsi al suolo quando si è in posizione seduta come farebbe un piede reale. Entrambi sono adatti sia ad amputati transfemorali che transtibiali ,e si interfacciano in maniera naturale con i ginocchi elettronici-bionici, i lati negativi , rispetto ai molti positivi che offrono, sono il peso e il costo, in entrambi i casi abbastanza elevati.
Al culmine della piramide di questo settore troviamo il piede elettronico che a differenza della caviglia permette una mobilità maggiore anche nella parte terminale del piede, oltre ad altre funzioni . Questo dispositivo è uscito recentemente e di sicuro sarà un nuovo punto di partenza per la sperimentazione in questo settore.